Sognate un viaggio fatto su misura per voi alla scoperta della Sicilia? Un tour personalizzato in base alle vostre esigenze e preferenze? Chiedeteci un preventivo, saremo lieti di realizzare il vostro sogno!
È il secondo comune siciliano per popolazione dopo Palermo ed è il centro della maggiore conurbazione siciliana. È una delle quindici città metropolitane italiane. È il decimo comune italiano per popolazione ed inoltre il comune non capoluogo di regione più popoloso d’Italia.
Fondata nel 729 a.C. dai Calcidesi, vanta una storia millenaria caratterizzata da svariate dominazioni i cui resti ne arricchiscono oggi il patrimonio artistico, architettonico e culturale.
Sotto la dinastia aragonese fu capitale del Regno di Sicilia. Nel corso della sua storia è stata più volte interessata da eruzioni vulcaniche (la più imponente, in epoca storica, è quella del 1669) e da terremoti (i più catastrofici ricordati sono stati quelli del 1169 e del 1693).
Il barocco del suo centro storico è stato dichiarato dall’UNESCO Patrimonio dell’umanità, assieme a sette comuni del Val di Noto (Caltagirone, Militello in Val di Catania, Modica, Noto, Palazzolo Acreide, Ragusa e Scicli), nel 2002.
Il nome di un pastorello di nome Aci, innamorato di Galatea, leggiadra ninfa che viveva nei boschi alle pendici dell’Etna, è il filo conduttore di questo territorio posto a ridosso della costa lavica e scoscesa del mare Ionio.
Acireale, Acicastello e Acitrezza, ricordano il nome del giovanetto, ucciso per gelosia da Polifemo, che fu trasformato in fiume dalla pietà di Nettuno per potersi ancora incontrare con l’innamorata. La Riviera dei Ciclopi è caratterizzata da una costa lavica, creatasi con le innumerevoli eruzioni dell’Etna, prospiciente un mare profondo e trasparente. La linea di costa si inarca in prossimità di Acireale, dove raggiunge un’altezza di 120 metri sul mare, prendendo il nome di “Timpa”. Successivamente torna a ridiscendere, sempre col suo ruvido aspetto nereggiante, e viene ricordata come Riviera dei limoni per via dello straordinario spettacolo offerto dai lussureggianti agrumeti visibili ai lati della strada.
Borgata marinara, va visitato l’antico maniero medievale, che include un Museo Civico con reperti archeologici dal Paleolitico al Medio Evo e una collezione di minerali. Dalle sue terrazze si scorge la frazione di Acitrezza, davanti alla quale emergono dal mare i Faraglioni, alti e appuntiti scogli di nero basalto, assieme all’isola Lachea.
La sua origine antichissima è testimoniata da reperti e documenti numismatici ed artistici che la rivelano come una delle numerose città sicane o sicule o greco-sicule. Anche nel territorio si sono rinvenute monete greche e sicule, oltre al ricco materiale ceramico e metallico che si trova presso il Museo Archeologico di Siracusa, i Musei Civici e il Museo della Ceramica di Caltagirone.
Caltagirone sorge a 611 metri su una cima dei Monti Erei che dal centro della Sicilia si sviluppano verso sud-est, saldandosi proprio qui con gli Iblei.
Numerose sono le manifestazioni, religiose e no, che si svolgono in città evidenziandone l’aspetto barocco e scenografico. Tra tutte si segnalano: “La Scala Infiorata”, allestita la penultima domenica di maggio e consistente in un grande disegno realizzato con vasi fioriti lungo i 142 gradini della Scala di S. Maria del Monte in onore della Madonna di Condomini che si festeggia il 31 maggio con la “Rusedda”, processione cui partecipano i carri siciliani e i trattori addobbati; la Festa del Patrono San Giacomo, il 25 luglio, che è la festa religiosa più importante della città, con messa solenne, processione e corteo storico del Senato Civico in costumi settecenteschi.
E per chi volesse approfondire la conoscenza di dell’arte della ceramica a Caltagirone è anche presente un vero e proprio Museo della Ceramica.
Vale quindi la pena di visitare questa città in cui nel tempo si rinnova il prezioso dono di creare opere d’arte di mirabile bellezza, usando come materia prima gli unici elementi che Dio ci ha dato: terra, acqua, fuoco e aria.
Il Parco dell’Etna non si distingue solo per il fascino delle colate laviche che incessantemente segnano e modificano il suo territorio, infatti, l’intera area è resa unica anche da un universo vegetale che compone e scompone tutti i colori della tavolozza di Madre Natura, dalle tonalità di verde nei vigneti inferiori, ai gialli dei meleti e querce e boschi di castagni come si sale ulteriormente, per i colori scuri dei boschi di faggi e betulle che iniziano a chiudere la luce e quindi consentire la forza del vulcano di prendere possesso di tutto lo spazio disponibile, lassù, dove le nuvole accarezzano i lapilli espulso dalle viscere della Terra.
Qui, tra i boschi di querce e le felci, ci sono forme straordinarie di vita che si nutrono di ciò che il gigante di fuoco riesce a permettere a crescere lungo i pendii.
Qui si incontrano ancora animali come il gatto selvatico, la volpe, l’istrice, la donnola, il ghiro, solo per citare alcuni tipi esemplari di fauna, perché il vero re di questi luoghi è la superba aquila reale. Ovviamente, un sacco di altri uccelli passano di qui, dal falco pellegrino al gufo, lo sparviero per l’airone e colombi selvatici.
Noto si ritiene sia stata fondata da popolazioni Sicani, al momento della caduta di Troia. La storia di Noto è stata determinata non tanto dagli uomini quanto per natura: nel 1693 fu distrutto dal terremoto che ha colpito la parte sud-occidentale della Sicilia.
Concepito come un grande teatro senza ali, come una città vivace e scorrevole, Noto tornato alla vita, sontuosa e superba, sul fianco della collina Meti. Le vicende architettoniche della città nuova sono stati dominati da tre architetti, Rosario Gagliardi, Vincenzo Sinatra e Paolo Labisi, che sono riusciti a sviluppare un capolavoro incredibile che mostra l’unità architettonica.
L’arco di trionfo, lungo il sentiero principale, segna l’inizio della città. Sormontato da tre sculture simboliche
– una torre merlata (potenza)
– un cane (fedeltà)
– un pellicano (sacrificio).
Il cancello reale fu realizzato in tipica pietra calcarea dorata usata nel secolo precedente per costruire chiese e palazzi della città.
L’arroccato paesino di Castelmola merita una visita attenta.
Posto sulla rocca che sovrasta Taormina, oltre la possibilità di godere di un panorama ancora più vasto, che domina sulla costa che si sviluppa a sud verso Catania e sul maestoso vulcano Etna, incanta con i suoi vicoli ed edifici tipici di una struttura medievale.
Si consiglia una puntatina al Caffè Turrisi, unico nel suo genere non solo per la mescita di vino alla mandorla ma anche per la sua goliardica peculiarità segreta che non vi sveleremo ma vi invitiamo a scoprire di persona.
Il tempio della Concordia può essere visto appena a capolino dalla estremità meridionale di questa pianura che è di colore verde e coperto di fiori; alcuni resti del tempio di Giunone possono essere visti se si guarda verso oriente; le rovine di tutti gli edifici sacri si trovano nella stessa linea dei templi di cui sopra”.
Ancora oggi solo una piccola parte del paesaggio, ammirato da Goethe nel 1787, è cambiato e la Valle dei Templi è la più famosa e lodata parte di Agrigento. All’interno della Valle dei Templi ci sono diversi monumenti; essi sono ciò che resta dell’antica città di Akragas che è stata fondata nel VI secolo aC da coloni che provenivano da Gela divenendo così, in un centinaio di anni, “la più bella città dei mortali” (Pindaro).
Distrutta dai Cartaginesi nel 406, fu rifondata da Timoleontesin 340 aC e ha avuto nuovi momenti di splendore, anche se si stava dirigendo verso il declino, che è diventato definitivo con i Bizantini.
La parte antica della città fu abbandonata nel IX secolo, dopo la conquista araba, e il nucleo urbano era limitato a una collina sopra che ha preso il nome di Gergent. Poi fu conquistata dai Normanni, la città divenne diocesi e diverse chiese sono state costruite in esso. Edifici e monumenti sono stati edificati nel corso dei secoli XIV e XV e di nuovo durante un periodo incluso tra i secoli XVII e XVIII.
Nel 1927 la città prese il nome di Agrigento e oggi ha 56.000 abitanti. È necessaria un’intera giornata per visitare la città.
La sua fortuna è iniziata nel XIX secolo, quando, dopo una visita di Goethe, che ha elogiato la sua bellezza in tutta Europa, è diventato quasi un must nel “Grand Tour”.
Uno dei principali monumenti è il Teatro Antico, non solo per il suo valore artistico, ma anche per la sua pittoresca posizione. Il panorama che si gode da lassù è stato definito come “qualcosa da non perdere” una volta che siete in Sicilia. È il secondo più grande teatro antico dell’isola (diametro 109m). Modificato ed ampliato circa 300 anni più tardi, è stato utilizzato dai romani per combattimenti tra gladiatori. Il teatro, oggigiorno, viene utilizzato per spettacoli musicali e teatrali durante il periodo estivo.
I Romani costruirono anche l’Odeon, un piccolo edificio alle spalle della chiesa di Santa Caterina, e la Naumachia, una grande terrazza di protezione, con una cisterna ormai non più esistente. Sembra che le battaglie navali si sono svolte lì.
Palazzo Corvaja, costruito nel XV secolo è stato la sede del Parlamento siciliano nel 1410. Al primo piano ci sono grandi finestre con doppi bifora. Il cortile interno è molto pittoresco.
La Cattedrale, dedicata a San Nicola, fu costruita nel XIII secolo. Il portale principale, sormontato da un piccolo rosone e affiancato da due bifore ogivali, è stato fatto nel 1636 in stile rinascimentale; due portali, dal XV e XVI secolo, sono rispettivamente sui lati destro e sinistro.
L’interno è a tre navate; ci sono interessanti dipinti di Antonino Giuffrè (1436) e un polittico di Antonello de Saliba (1504). L’elegante palazzo dei duchi di Santo Stefano, costruita nei secoli XIV e XV, è un bell’esempio di architettura siciliana.
La città di Ragusa può vantare origini antichissime. La collina di Ibla fu infatti abitata già dal XIV secolo a.C. dai Siculi che lasciarono numerosi reperti archeologici nella zona (tombe a forno, grotticelle scavate nella roccia. etc…).
Da questa città passarono greci, romani, dalmati, bizantini, arabi, nonrnanni e aragonesi, i quali, tutti, hanno contribuito a forgiare un retrotenra culturale di spessore. La città venne pressoché distrutta dal terribile terremoto che nel 693 colpì tutta la Sicilia centro-orientale.
La ricostruzione iniziò quasi subito “partorendo” due città; in effetti i nobili (sangiorgiani) preferirono ricostruire sullo stesso luogo dove sorgeva prima, mentre la borghesia (sangivannari) volle costruire sulla vicina collina di Patro.
È per questo che la Ragusa che noi conosciamo è caratterizzata da due nuclei urbani (autonomi fino al 1926) praticamente distinti: presso lo sperone orientale è anroccata Ibla che ha caratteristiche topografiche ed urbanistiche di matrice mediovale, mentre ad occidente (collina di Patro) si sviluppa Ragusa, caratterizzata da un impianto più modemo e da una maggiore regolarità planimetrica accentuata dagli ampi assi ortogonali.
La ricostruzione, che utilizzò i materiali offerti dalla natura stessa dei luoghi (basalto lavico e pietra bianca locale), dette vita a quei gioielli del “barocco fiorito” che, unico perché ricco di una sorta di gioiosa fantasia, nel 2002 è stato riconosciuto dall’Unesco patrimonio mondiale dell’umanità.
Siracusa fu fondata nel 734 aC da coloni provenienti da Corinto. È stata una delle più grandi e potenti città del Mediterraneo, impreziosita da templi, palazzi, giardini e fontane. Era una città ideale secondo Platone, che ha visitato più volte, mettendo in essa le sue speranze di rinnovamento politico e sociale. È stata una magnifica città secondo Simonide, Pindaro, Bacchilide ed Eschilo, che ha cantato la sua bellezza.
Il Teatro Greco – È il più perfetto esempio di architettura teatrale che è giunto fino a noi ed è stato uno dei più grandi teatri del mondo greco (diametro 138,6 m). Abbiamo avvisi di esso a partire dal V secolo aC, quando Siracusa era già uno dei centri culturali più importanti del Mediterraneo.
Patrimonio artistico – Ortigia Il Tempio di Apollo e Artemide – Risale al VII secolo aC ed è il più antico tempio greco in Sicilia. Nel corso dei secoli si è trasformato in una chiesa bizantina, una moschea e poi una basilica cristiana. Il tempio era dorico e mostra alcune peculiarità a causa della sua antichità.
La Cattedrale – È in Piazza Duomo, circondato da eleganti palazzi barocchi e occupa un’antica area sacra. La cattedrale è il risultato di successive trasformazioni apportate al grandioso tempio di Athena, costruito probabilmente dal Diomenides, la famiglia fondata da Gelone, il primo tiranno di Siracusa. La sua magnificenza è stata celebrata da Cicerone. Le sue porte sono fatte di oro e avorio. Sulla sua sommità splendeva lo scudo d’oro di Atena.
La Fontana di Arethusa – In una piazza affacciata sul mare, questa piccola fontana, abitata da anatre bianche e circondata da papiri slanciata, è il simbolo dei rapporti tra Siracusa e la città madre Corinto.
Castello Maniace – Si erge imponente sul lungomare di Ortigia. È stato costruito per volere di Federico II nel 1239. Il castello, che fonde l’architettura militare con l’eleganza di un tribunale, conserva ancora la struttura esterna del XIII secolo, a pianta quadrata, con massicce torri angolari.
Il Latomie – Queste sono le cave da cui è stato ottenuto il materiale che è stato utilizzato per costruire Siracusa. Il più interessante è il Paradiso Latomia, immerso in un rigoglioso giardino. In essa vi è il cosiddetto “Ear Dionigi”, una grande grotta artificiale in cui vi è uno straordinario effetto acustico di amplificazione.
Piazza Armerina è legata alla villa romana di Casale, una delle più importanti scoperte archeologiche della Sicilia. È stata costruito nel terzo o quarto secolo dC per un cliente sconosciuto.
Chiunque fosse, il proprietario della villa era un uomo molto ricco, che amava il lusso, la convenienza e l’arte. Per la decorazione della sua prestigiosa residenza di campagna che aveva buone mosaicisti che provenivano dall’Africa e per cinque anni si dedicano alla creazione di splendidi mosaici che ancora oggi ci danno una vivida immagine della vita romana e della mitologia.
Su una superficie di circa 3.500 metri quadrati, vi è una sequenza di scene di caccia e di danza, personaggi mitologici e animali, pescatori e tutti i tipi di piante e frutti, modelli e leader di uno stile di mosaici che nei secoli successivi si diffuse in Italia, Francia e Spagna.
Secoli dopo, Arabi e Normanni hanno vissuto tra queste mura, facendo tutte le modifiche che pensavano fossero necessarie per adeguare la villa alle proprie esigenze, ma purtroppo danneggiarono le strutture originali.
Nel XII secolo un terribile alluvione ha provocato un fiume di fango che, dopo aver invaso la valle, ha distrutto la parte superiore della villa. Il fango da un lato distrusse i soffitti, che devono essere stati splendidi, dall’altro proteggeva i mosaici.
Nel 1950, la villa è stata recuperata, sotto la guida dell’archeologo Gino Gentili. Il complesso residenziale si compone di quattro distinti gruppi di edifici, ognuno utilizzato per diverse funzioni della vita sociale, ospitalità, riposo, ecc. Sotto la terra ci sono ancora stanze della servitù, le stalle, i magazzini e altri edifici.
Di particolare interesse: le terme, che erano composte da vari ambienti, e che, oltre ai mosaici, mostrano tracce del sistema utilizzato per l’alimentazione dell’acqua alla Villa; la stanza delle dieci ginnaste con dieci donne che svolgono varie attività sportive; gli appartamenti del signore della villa, in cui, tra le altre cose, vi è una decorazione che mostra Ulisse e Polifemo e la celebre “scena erotica”.
Palermo è la città dei contrasti per eccellenza. Qui si possono trovare i cibi più poveri serviti nelle tavole più eleganti oppure si possono mangiare il kebap e le stigghiole a qualsiasi ora del giorno e della notte.
Visitando le strade principali della città, si possono ammirare i palazzi nobiliari, testimonianza tangibile di un antico sfarzo, dietro ai quali si nasconde un dedalo di viuzze e cortili, di casette addossate tra loro.
Palermo è anche caos: fumo di arrosto la domenica mattina, macchine incolonnate dietro carrozze trainate da cavalli, venditori ambulanti di sfincione. Ma è anche una città borghese, elegante e, per certi versi, riservata.
Retaggio forse delle tante famiglie nobili che vi hanno abitato e di quelle che, ancora oggi, mantengono il titolo in attesa che i “Reali” di Savoia tornino a far visita alla città.
Palermo è il caldo di scirocco che tinge il cielo di giallo, ma anche le serate umide in cui si diffonde un leggero profumo di aranci, pomelie e gelsomini. È questa l’antica Panhormus, la città “tutto porto”, incastonata nella Conca d’Oro, splendida pianura circondata per tre lati dalle montagne e protetta da Monte Pellegrino.
Palermo è rimasta, nei secoli, una città multietnica e multiculturale, grazie alla sua capacità di accogliere, senza cancellarne le tracce, l’eredità dei dominatori che vi si sono succeduti. Un segno tangibile di questa peculiarità la si può avere attraversando i numerosi mercati cittadini. Il più famoso è certamente la Vucciria.
Il centro storico di Palermo ha il suo cuore nella ottagonale piazza Vigliena, meglio conosciuta come i Quattro Canti, centro geometrico e simbolico di Palermo, nata nel 1600. Il Palazzo Reale, detto “dei Normanni” perché raggiunse il suo massimo splendore in epoca normanna. Il castello ha diverse sale ricche di mosaici fiabeschi, come la Sala dei Venti e la Sala d’Ercole, in cui si riunisce tutt’oggi il Parlamento siciliano. All’interno del palazzo spicca la Cappella Palatina, splendido esempio di armonia tra le diverse culture che abitarono la Sicilia, dove si possono ammirare i mosaici bizantini, i soffitti lignei intarsiati dagli arabi e il capolavoro scultoreo del candelabro pasquale realizzato da maestranze palermitane.
Proseguendo verso il mare si incontra sulla sinistra, chiusa tra due torri, la maestosa Cattedrale, testimonianza di svariate epoche e stili in contrasto tra loro.
Un tramonto color arancio, tutto mediterraneo, e lo skyline in cui si distingue chiaramente un mulino a vento nella vegetazione delle saline. Paesaggio da cartolina, una delle tante istantanee in arrivo da Trapani, città della Sicilia Orientale.
Il bugnato ebraico di Palazzo della Giudecca e la città che si stende in acqua, vista dal monte Erice, sono le altre suggestioni di una realtà famosa anche per le regate di vela, per la mattanza dei tonni e per essere anche un porto comodo per raggiungere Favignana, Levanzo e Marettimo, le tre isole dell’arcipelago delle Egadi.
Una città che dal mare ha preso tanto e che al mare ha pagato anche dazio, in virtù delle numerose dominazioni subite: dai cartaginesi, in arrivo dalle coste africane, ai romani, fino ad arrivare ad arabi e aragonesi. Tanti conquistadores e tantissime loro tracce, che Trapani conserva come memoria di età antiche e mette in bella mostra.
Degli arabi ad esempio resta il paesaggio delle saline: distese di acqua salmastra, torri e un mulino a vento che serviva per la macinazione del sale. Scorci da vedere e fotografare, esattamente come il Castello della Colombaia, fortificazione che negli anni ha cambiato funzioni e utilizzi e che oggi continua a essere una delle cinque torri che simboleggiano la città.
Grazie all’importanza strategica del luogo, protetto da una roccia imponente, così come alla fertilità della terra, i popoli si stabilirono nella zona a partire da tempi molto remoti.
Tuttavia, la storia urbana del luogo è iniziata solo nel V secolo aC. Il nome del Cephaloedium insediamento, cioè “testa”, è stato dato dal fatto che la cittadella aveva una posizione dominante, infatti il termine “testa” è usato a causa della forma della roccia in cui si trova la cittadella stessa.
Cefalù ha attraversato un periodo di benessere, nel corso del XV secolo, periodo in cui è stato interrotto da una fase di declino nel XIX secolo, da cui ha recuperato negli ultimi decenni, grazie alla fiorente industria del turismo.
La Cattedrale (Trasfigurazione di Nostro Signore) è stata fondata nel 1130. Questa è senza dubbio una delle più belle cattedrali del mondo, un perfetto esempio dello stile romanico meridionale. Una caratteristica importante della facciata sono le due torri angolari, aggiunto nel 1240.
Tindari è tra i centri più antichi della costa messinese, la sua fondazione si fa risalire al 396 a.C. per volontà del Tiranno Dionisio che volle darle il nome di Tyndaris per devozione ai Dioscuri.
Tindari è pertanto ricca di reperti archeologici di epoca greca, sono ancora visibili le mura di cinta, l’InsulaRomana un intero quartiere con terme, abitazioni e una casa patrizia con splendidi resti di mosaici.
Tindari ospita anche un teatro di origine greca suggestivamente costruito per avere quinte straordinarie il mare con lo sfondo delle isole Eolie. Attualmente viene utilizzato per spettacoli di carattere artistico.
Bello e suggestivo il Santuario della Madonna Nera, costantemente meta di pellegrinaggi, ai piedi della rocca del santuario è possibile ammirare lo spettacolo unico dei laghetti di Marinello, una laguna naturale formata da sette stagni che disegnano forme spettacolari sulla sabbia.
Sulla cima del Monte omonimo che, sull’estrema costa occidentale della Sicilia, sovrasta la città di Trapani e il mare in cui si specchiano, da un lato le Isole Egadi, dall’altro il Monte Cofano, sorge la città di Erice.
Su un altopiano la cui rocca culminante arriva a 751 metri (s.l.m), il borgo mantiene pressoché intatto il suo aspetto medievale: dalle strade selciate ai muri di pietra, quasi sempre a protezione dagli sguardi esterni di cortili fioriti in cui si svolge la vita familiare, la sensazione che si ha, percorrendo le trame che compongono i lastricati ericini, è di un’immersione nel passato remoto.
E, tra un tono di grigio e l’altro, si scoprono testimonianze di un’epoca o di un’altra, dal barocco di un balcone al gotico della maestosa Chiesa madre, dalla possente architettura normanna alle linee quattrocentesche…
I magnifici panorami che, da ogni parte ci si affacci, appaiono al visitatore – fondali per gli strapiombi che circondano la rupe – sono davvero mozzafiato: da un lato, Trapani, le saline, le Egadi, ancora più a sud Marsala e, se il clima lo consente, anche Pantelleria, perla nera nel Canale di Sicilia, e Capo Bon, in Tunisia; dall’altro il Tirreno, il golfo di Castellammare, la costa che arriva a San Vito lo Capo e oltre ancora, fino ad Ustica.
A circa 8 km da Palermo, nella cittadina di Monreale, sorge la bellissima cattedrale in stile arabo–normanno dedicata alla Vergine Maria.
Il grandioso edificio fu costruito nel 1174 per volere del re normanno Guglielmo II in seguito ad un’apparizione della Madonna che in sogno, gli chiese di erigere un tempio in suo onore.
Il Duomo si presenta all’esterno con un portico a trifora sotto il quale vi è il pregevole portale bronzeo opera di Bonanno Pisano, e due grosse torri quadre di cui una trasformata in campanile. L’interno a croce latina è diviso in tre navate divise da colonne sormontate da bellissimi capitelli scolpiti; le pareti sono ricoperte da magnifici mosaici a fondo d’oro di scuola bizantina (XII e XIII sec.) raffiguranti episodi della Bibbia e storie della Chiesa.
Tra i numerosi tesori ivi conservati meritano menzione: l’altare maggiore opera dell’argentiere Valadier (1711), i sarcofagi di Guglielmo I e Guglielmo II, l’organo a sei tastiere del XX secolo.
Da non perdere la Cappella del Crocifisso, esempio di barocco siciliano, la quale custodisce il Tesoro della Cattedrale con il reliquiario contenente una spina della corona di Cristo.
Merita una visita anche il chiostro porticato del convento benedettino (XII sec.) accanto alla cattedrale per ammirare la ricca decorazione dei capitelli delle colonnine istoriate.
Modica è tra le più pittoresche città della provincia e di tutta la Sicilia. È situata nell’area meridionale dei Monti Iblei ed è divisa in due originali aree: Modica Alta, le cui costruzioni quasi scalano le rocce della montagna, e Modica Bassa, giù nella valle, dove un tempo scorrevano i due fiumi Ianni Mauro e Pozzo dei Pruni, poi ricoperti a causa delle numerosi alluvioni, e dove è ora situato il Corso Umberto, principale strada e sito storico della città.
L’aspetto è prevalentemente tardo barocco, risalente al dopo-terremoto (1693). Ciò che rende la città così unica e affascinante è, prima di tutto, l’aspetto barocco, di cui il disegno urbano e centro storico di Modica abbondano; inoltre la presenza di pittoreschi violetti e stradine, ricche di vecchie botteghe, casupole o ricchi palazzi.
È una cittadina stupenda, ricca di testimonianze storico artistiche, facilmente visitabili in un fine settimana. Sono da vedere di sicuro la chiesa di San Giorgio, una chiesa meravigliosa in stile barocco siciliano.
Di grande valore poi è anche la chiesa di San Pietro che di bello ha soprattutto la enorme scalinata che le sta davanti con tutte le statue degli apostoli. A fianco della chiesa e della scalinata che porta al castello dei Conti e alla Torre dell`Orologio, si arriva alla chiesa di S. Niccolo Inferiore, simbolo di architettura rupestre (molto belli gli affreschi dentro).
La città è circondata da tre colline, sotto le rupi calcaree che sembrano proteggerla. Durante le chiare giornate viene offerto uno spettacolo incomparabile, una città distesa nella valle come una colata di case. Giù, all’orizzonte, si intravede uno dei mari più azzurri del Mediterraneo, che chiude questa cornice unica e serena. Dal centro del paese, in Piazza Italia, osservando in alto sulla destra vediamo una imponente rupe calcarea sulla quale sorge San Matteo l’antica Chiesa Madre della città antica, dietro San Matteo possiamo vedere i resti di quello che era il Castello dei Tre Cantoni, mentre posto sul colle affianco possiamo ammirare il Convento della Croce. Il panorama che si gode da lassù non si riesce a descrivere, si ha la sensazione di dominare tutto il territorio senza fatica.
Il centro storico è di stampo barocco come il resto dei centri iblei. Tra le tante chiese e palazzi nobiliari vanno menzionati per importanza la Chiesa di San Ignazio, detta chiesa Matrice o del Collegio, che sorge in Piazza Italia. Sulla stessa piazza sorge Palazzo Fava, un classico esempio di architettura barocca del 700 dall’ampio portale e dai bellissimi balconi. La Chiesa di San Giovanni Evangelista, Palazzo Beneventano, uno dei più belli e rappresentativi monumenti della città, l’imponente mole della settecentesca Chiesa di San Bartolomeo, la cui solenne facciata spicca sulle torreggianti rupi calcaree della cava, ed il Convento della Croce, Il cui complesso, costituito dalla chiesa e dal convento, sorge proprio sullo strapiombo della cava di San Bartolomeo.
Fuori dal centro urbano si può visitare la vecchia Chiesa Madre di San Matteo e il Castello dei Tre Cantoni. San Matteo posta sul colle che domina tutta la città, era l’antica Chiesa Madre di Scicli.
Enna,è il capoluogo di provincia più alto d’Italia, si trova al centro della Sicilia, nella parte più elevata di un’ampia dorsale montuosa, che svetta sulla valle del Dittaino e fa parte della catena montuosa dei monti Erei.
Grazie alla sua lunga storia, Enna può vantare un patrimonio monumentale tra i più ampi e vari della regione, e alcuni tesori artistico-architettonici di un certo pregio. La maggior parte dei luoghi d’interesse sorge lungo l’asse viario della via Roma, che percorre tutto il centro storico della città. Parte da piazza Neglia, dove sorge la chiesa di san Tommaso, e, passando per le cinque piazze più grandi di Enna Alta, finisce al castello di Lombardia, il monumento più importante. Il castello di Lombardia, edificio simbolo della città di Enna, è un imponente fortezza che si erge sul punto più elevato della città. Con i suoi 26.000 m² di superficie è uno dei castelli di epoca medievale più grandi d’Italia. Il castello di Lombardia deve il suo nome a una guarnigione di soldati lombardi posta a difesa dell’antica fortezza durante la dominazione normanna della Sicilia. La Torre di Federico II, parte dell’antico sistema difensivo chiamato “Castello Vecchio”, è uno dei simboli della città di Enna. Maria Santissima della Visitazione (Duomo), Il bellissimo duomo di Enna, a pochi passi dal Castello, è una delle opere architettoniche più importanti della città. La sua ricchezza di stili, gli affreschi del Borremans, gli interni gotici con influenze catalane e la sua storia che risale al Medioevo meritano sicuramente una visita. Belvedere, Il belvedere è una piazza panoramica storica di Enna. Circondata da locali e bar in cui prendersi una meritata pausa, la piazza ospita la bella fontana con la raffigurazione del ratto di Proserpina, antico mito greco-romano legato al ciclo delle stagioni. Accanto alla piazza inizia il viale panoramico, il vero e proprio Belvedere, che offre una magnifica vista sulla campagna e i paesi circostanti.
Il sito antico di Morgantina offre al visitatore il quadro di oltre mille anni di storia, dalla fondazione della città in età preistorica fino al suo declino, avvenuto Inoltre a Morgantina subiamo il fascino di un complesso di monumenti di grande interesse, in un paesaggio di straordinaria bellezza, che fanno del sito uno dei più suggestivi e significativi dell’Isola. nell’età imperiale romana. Il luogo è molto suggestivo, perché lontano da centri abitati: gli scavi hanno rivelato l’interessante planimetria dell’agorà. Nella porzione superiore della piazza si trovano i resti del bouleutérion (ospitava il consiglio delle antiche polis greche) e quelli del ginnasio romano. Una fontana monumentale precede un lungo portico, scandito da colonne di cui si conservano le basi. Nello spiazzo centrale è il macellum, un complesso di botteghe di età romana. Alle spalle del portico passa una strada lastricata, dalla quale s’imbocca la salita alla collina che ospita il quartiere residenziale di levante, con abitazioni signorili con raffinate decorazioni parietali e mosaici pavimentali figurati (III sec. a.C.), come la casa del Capitello dorico e la casa del Ganimede. Nell’agorà inferiore, il lato ovest è occupato dal teatro (IV sec. a.C.). Le strutture murarie al centro della piazza sono state interpretate come un santuario (V-III sec. a.C.) dedicato alle divinità sotterranee, quelle a est come un lungo granaio, mentre oltre il granaio si trovavano alcune fornaci per la produzione ceramica. Ad Aidone, circa 5 Km da Morgantina, si trova il Museo Archeologico Regionale, nel quale è conservata la bellissima Venere di Morgantina, scultura d’epoca classica spesso esposta nei musei più famosi al mondo.
Selinunte era una antica città greca; oggi costituisce il Parco archeologico più grande d’Europa. Nel sito archeologico, sull’acropoli vi sono alcuni templi insieme ad altre costruzioni secondarie, mentre altri templi si trovano su di una collina poco lontana. Molti edifici sono rovinati in seguito a sismi avvenuti in epoca medievale; tuttavia alcuni interventi di anastilosi hanno permesso di ricostruire quasi completamente il Tempio E (il cosiddetto tempio di Hera), e di rialzare in gran parte uno dei lati lunghi del Tempio C. Le sculture trovate negli scavi sono state collocate soprattutto nel Museo Nazionale Archeologico di Palermo. Fa eccezione l’opera più famosa, l’Efebo di Selinunte, che oggi è esposto presso il Museo Civico di Castelvetrano.
Già famosa per i suoi due monumenti principali, il tempio dorico e il teatro, Segesta vive ora una nuova stagione di scoperte, dovute a scavi scientifici che mirano a restituire un’immagine complessiva della città.
La pianta mostra l’area del Parco archeologico: la città occupava la sommità del Monte Barbaro (due acropoli separate da una sella), naturalmente difeso da ripide pareti di roccia sui lati est e sud, mentre il versante meno protetto era munito in età classica di una cinta muraria provvista di porte monumentali, sostituita in seguito (nel corso della prima età imperiale) da una seconda linea di mura ad una quota superiore. Al di fuori delle cinte murarie, lungo le antiche vie di accesso alla città, si trovano due importanti luoghi sacri: il tempio di tipo dorico (430-420 a.C.) e il santuario di Contrada Mango (VI-V sec. a.C). Fuori le mura è stata anche individuata una necropoli ellenistica. L’urbanistica di Segesta è ancora in corso di indagine: sono segnalati alcuni probabili tracciati viari, l’area dell’agorà e alcune abitazioni. Sull’acropoli Nord, dove si trova il teatro, sono visibili i resti più recenti di Segesta: il castello, la moschea e la chiesa fondata nel 1442 su un terreno pluristratificato.
Le due chiese principali di Palazzolo Acreide sono esempi particolarmente rappresentativi e di rilevante valore per i caratteri architettonici complessivi e soprattutto per la consistenza dell’apparato decorativo-scultoreo che li caratterizza, frutto della cultura delle maestranze locali, elemento identificativo dell’architettura iblea di epoca post-sismica (terremoto del 1693).
La basilica di San Paolo, costruita sulla vecchia chiesa di S. Sofia e dichiarata Patrimonio dell’Umanità, ha una facciata barocca a 3 ordini cadenzati da archi e colonne sormontate da capitelli corinzi. La facciata è inoltre costellata da 6 coppie di statue degli apostoli. La chiesa di San Sebastiano, ubicata nella piazza del popolo, si erge con una scenografica gradinata e con la sua facciata barocca a 3 ordini. Al suo interno si possono ammirare grandi affreschi ottocenteschi e pregevoli stucchi e marmi.
Un altro gioiello barocco è la chiesa dell’Annunziata, sulla cui facciata spiccano 4 colonne tortili binate, riccamente adornate da tralci di vite e fregi. Degni di nota sono inoltre la chiesa Madre ed i numerosi palazzi nobiliari ricchi di decorazioni barocche.
Va menzionato inoltre il Castello medievale che esisteva già nell’827, anno della conquista musulmana, abbandonato dopo il sisma del 1693, e del quale restano solo alcune rovine, e l’area archeologica che presenta il notevole teatro greco di Akrai e le necropoli.
Creato da Local Web Copyrights © 2018 L.C.S. DI GIUSEPPE LEOTTA | Tutti i diritti riservati.
Utilizziamo i cookie per personalizzare contenuti ed annunci, per fornire funzionalità dei social media e per analizzare il nostro traffico. Condividiamo inoltre informazioni sul modo in cui utilizza il nostro sito con i nostri partner che si occupano di analisi dei dati web, pubblicità e social media, i quali potrebbero combinarle con altre informazioni che ha fornito loro o che hanno raccolto dal suo utilizzo dei loro servizi. Leggi di più
Nome | Dominio | Scopo | Scadenza | Tipo |
---|---|---|---|---|
lwaio_consent_acted | www.luxurycarservices.it | Utilizzato per determinare se l'utente ha eseguito un'azione sul banner di consenso. | 1 anno | HTTP |
lwaio_consent_preferences | www.luxurycarservices.it | Preferenze consenso cookie. | 1 anno | HTTP |
_grecaptcha | .www.luxurycarservices.it | Questo cookie è impostato da reCAPTCHA. Il cookie viene utilizzato tra esseri umani e robot e memorizza il consenso dell'utente per i cookie. | persistent | HTML |
rc::b | https://www.google.com | Questo cookie viene utilizzato per distinguere tra esseri umani e bot. | session | HTML |
rc::c | https://www.google.com | Questo cookie viene utilizzato per distinguere tra esseri umani e bot. | session | HTML |